venerdì 9 novembre 2012

 

Michelangelo Merisi da Caravaggio


Michelangelo Merisi, o più comunemente noto come il Caravaggio, è uno dei più celebri pittori italiani di tutti i tempi, dalla fama universale. I suoi dipinti sono passati alla storia per la straordinaria espressività che caratterizza i soggetti rappresentati.
 Il pittore era infatti in grado di comunicare stati emotivi e psicologici dell'essere umano attraverso uno stile pittorico che lo ha fortemente contraddistinto. Il suo uso drammatico della luce ha segnato l'evoluzione della pittura barocca negli anni successivi, e ispirato numerosi altri artisti, compresi alcuni suoi contemporanei.
L'artista era conosciuto per avere un animo fragile e irrequieto, che lo ha portato ad avere seri problemi con la giustizia. All'età di 35 anni egli compie un'omicidio, e passa il resto dela sua vita a fuggire dall'incombenza della pena capitale. 
   



Nasce a Milano, probabilmente il 29 settembre 1571, fdall'unione di Fermo Merisi e Lucia Aratori. Ha vissuto parte dell'infanzia nel quartiere di Milano dove alloggiavano gli operai addetti alla costruzione del Duomo, tra cui suo padre, di professione mastro muratore.
Poi, nel 1577, lui e la sua famiglia si vedono costretti a scappare dalla città a causa della peste. Si trasferiscono a Caravaggio, città natale di genitori, ma nonostante la fuga, Caravaggio perde il padre e il nonno.
 Nel 1584 la vedova e i suoi quattro figli tornano a Milano, dove Michelangelo, allora tredicenne, entra a far parte della  bottega di Simone Peterzano, sotto un contratto di apprendistato firmato da sua madre.

L'apprendistato del giovane pittore dura quattro anni. Secondo le testimonianze, egli dimostra già dall'infanzia un carattere forte, che lo porta a studiare con enorme passione la pittura e , pare, facendo uscire anche qualche stravaganza a causa del suo fervore.
 Nel 1592 si trasferisce a Roma, dove acquisisce le più importanti influenze artistiche e conosce il cardinale Francesco del Monte, suo primo mecenate che gli permette di essere conosciuto dalle famiglie altolocate.
Negli anni successivi riesce a ottenere importanti commissioni a Roma, dove viene però criticato per l'eccessiva crudità delle sue rappresentazioni, soprattutto quelle a tema spirituale. 
Egli prendeva infatti i suoi modelli nelle balere, nei bordelli e nelle bische, dando così a santi e beati  volti di prostitute e vagabondi. In questo modo egli conferiva alle sue opere un aspetto molto più terreno e somigliante alla realtà cruda con cui si trova costretto a convivere quotidianamente.

La fuga

 Nel 1606 in seguito all'omicidio da lui commesso in circostanze poco chiare, è costretto a scappare da Roma per sfuggire alla pena di morte con cui era stato condannato. 
Grazie alla famiglia dei Colonna, che prontamente lo nascondono, riesce a trasferirsi a Napoli, nei quartieri spagnoli. Qui realizzerà diverse opere per un ramo della famiglia Colonna, i Carafa-colonna.
Successivamente si sposta a Malta, dove riesce a entrare a far parte dell'ordine dei cavalieri di San Giovanni, titolo che gli permette l'immunità dalla pena di morte. Ma a seguito di un litigio con un superiore viene arrestato e messo in carcere. Incredibilmente riesce a evadere e scappa in Sicilia.
Qui viene ospitato dal suo amico Mario Minniti, si interessa di archeologia e studia i reperti ellenistici presenti nella località di Siracusa. Continua qui l'attività di pittore, per poi tornare a Napoli e morire nel 1610 probabilmente di un'infezione intestinale, poco prima di ottenere la revoca della condanna a morte dal papa.

Il caravaggismo
 Durante il periodo romano caravaggio raggiunge la massima maturazione artistica. Non si interessa di temi allegorico-morali ma si spinge sempre di più verso una forma personalissima di naturalismo, tanto propria di lui da venire successivamente definita caravaggismo.
Egli riporta infatti l'elemento quotidiano in una situazione quasi sempre trascendentale.
Si distacca quindi dall'erudizione storico-mitologica dei pittori del tempo per una forma d'espressione molto più diretta ed espessiva e più facilmente apprezzabile da qualsiasi classe sociale.
L'elemento fondamentale del realismo caravaggesco è la luce. L'illuminazione nei suoi quadri è quasi sempre parziale, in modo da simboleggiare l'inquietudine data dall' inconsapevolezza, a causa appunto dalla presenza prevalente dell'oscurità. Egli per rendere ancora più realistica e tridimensionale la luce nei suoi quadri dipingeva nel suo studio con una moltitudine di candele poste in posizioni diverse, per fare in modo che i soggetti venissero illuminati solo in parte, creando così l'effetto della "luce radente". L'impressione è quindi che i personaggi escano letteralmente dal'uscurità. Non è un caso che nei suoi quadri non venisse quasi mai dipinto lo sfondo.

  
  David con la testa di Golia
 




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